09 gennaio, 2008

London Calling //part one



Shibboleth di Doris Salcedo è un'opera che visivamente mi ha colpita davvero molto. Lo spazio viene tagliato (non solo il pavimento) da questa linea che lo attraversa drasticamente. Non mi metto a fare la critica d'arte, ci mancherebbe. Ma la cosa che mi fa pensare (da assoluta profana) è che l'artista ha realizzato quest'opera pensando a tutti coloro che si trovano in situazioni pericolose o difficili perchè non integrate, a causa della razza cui appartengono, con la società in cui vivono. Rimarca il territorio e la frattura diventa un modo per esprimere questa violenza e altresì rappresenta la profonda divisione tra gli immigranti e i popoli che di fatto NON li accolgono.
Questo sommariamente e scritto da me il senso dell'opera, come potete anche vedere ed ascoltare in questa piccola intervista. Qui.
Ecco. Tuttavia qualcosa non mi torna poichè niente di tutto questo mi è parso essere percepito dalle persone che fruivano la frattura come un enorme linea di demarcazione ma da saltellare continuamente! Non solo i bambini entravano completamente o in parte con il proprio corpo negli spazi a terra cercando di spingersi più a fondo possibile ma anche gli adulti infilavano i piedi, le gambe e le braccia; i più audaci si producevano in posizioni simil-tetris.

Risultato: intere famiglie e adulti che giocavano con questo taglio a cui l'artista dà connotazioni così drammatiche.

Come mai, mi chiedo io, "she missed the point"?