15 maggio, 2008
Tempo per pensare
Dopo l'esperienza fatta al PN6 molti dubbi e molte domande hanno trovato risposta, altre no. Curiosamente da giorni incrocio argomenti simili anche in realtà differenti. Oggi se ne parla su freshcut ,ad esempio, con questo articolo che riporta molti link interessanti ma che, di fatto, non aggiungono nulla alle cose che già so. Sto cercando di mutare il mio pensiero e se possibile sono alla fase Portfolio 2.0 a distanza di un anno dalla prima versione. Nessuno mi ha mai insegnato nulla perchè 10 anni fa queste cose all'università non te le dicevano e poi non ho frequentato lo Ied dove, mi dicono, ti insegnano molto bene a presentarti (e aggiungo io, forse solo quello perchè sono stata anche dall'altra parte e di ragazzi ne ho visti parecchi). Riflettendo posso dire che la mia fase 1.0 è stata: devo far sapere al mondo che esisto e l'ho fatto credo bene: molte persone mi hanno contattata colpite dal cv; ma non basta. La fase 2.0 è invece incentrata sul perchè il mio portfolio non sfonda come il cv. Sono principalmente i lavori di agenzia ad essere un fardello. ok, ne faccio di miei finti. Eppure non sono convinta che questo basti. Mi sa che ha ragione l'art che mi ha messa così tanto in crisi e mi concentrerò maggiormente sull'idea. Di fatto mi piacerebbe uno strumento che non solo sia curato dal punto di vista visivo, cosa che so fare, ma che sia un oggetto che racconti anche qualcosa di me. La "classica" ricerca all'originalità è cominciata...
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lulu
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Motion graphic & design
Con lavori che chiaramente buttano l'occhio a certe influenze sagmasteriane (mamma mia che parola), con testa e cervello: ecco a voi Julien Vallèe. I progetti sono belli, alla moda "quello che si fa adesso", è stato pubblicato su Tactile e con il suo lavoro si è aggiudicato la copertina di Print magazine dedicato ai giovani designer. Insomma, di tutto rispetto. Ho solo una riflessione personale a riguardo: abbiamo avuto il boom del vettoriale (illustrazioni freddissime) tra il 2000 al 2003 circa, poi siamo passati allo stile shutter (che la vodafone ha ancora adesso: fiorellini e alberelli e pop-up ovunque), sfociato nello stile tattile appunto.
Non credo sia solo lo stile di Sagmeister: ora è tutto craft, tutto materico nel vero senso della parola: l'oggetto fisico è parte di una composizione che serve a costruire l'oggetto comunicativo. Bello, mi piace. però mi sa che è già ora di qualcosa di nuovo... Cosa verrà dopo?
Non credo sia solo lo stile di Sagmeister: ora è tutto craft, tutto materico nel vero senso della parola: l'oggetto fisico è parte di una composizione che serve a costruire l'oggetto comunicativo. Bello, mi piace. però mi sa che è già ora di qualcosa di nuovo... Cosa verrà dopo?
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lulu
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14 maggio, 2008
007 penguin books
I libri di Ian Fleming festeggiano con un bel restyling il centenario della sua nascita. Belli e pericolosi. Qui trovate tutte le informazioni.
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lulu
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Nokia prism by Up The Resolution
Pieno di riferimenti visivi alla gloriosa decade degli anni ottanta (che ormai impera da un pò) questo video di 3 min realizzato da UPR per Nokia. Il film racconta il processo che ha dato vita al prodotto, passando dall'ispirazione e arrivando alla realizzazione attraverso gli occhi dei designers che lo hanno realizzato.
Per vederlo andate su TV/Promos/Virals sul sito. Nella sezione Commercial e video invece vi segnalo il promo realizzato per SpaceNK, delizioso.
Per vederlo andate su TV/Promos/Virals sul sito. Nella sezione Commercial e video invece vi segnalo il promo realizzato per SpaceNK, delizioso.
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lulu
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12 maggio, 2008
Ministero della grafica in visita a Torino 2
Le immagini che vedete sono prese da qui in attesa di ricevere qualcosa direttamente dal Ministero. Che dire? La pubblicazione è di buon livello con punte di sfavillante eccellenza. Questi del ministero sono bravi, fanno cose e vedono gente, non si parlano troppo addosso, si raccontano con semplicità e voglia di fare e soprattuttto non vogliono essere l'adci dei ggiovani. La presentazione, con l'immancabile buffet di salame e mortadella, si è tenuta nella sede dei turners torinesi. Per quanto mi riguarda noto con piacere che alcuni studi di torino sono stati inseriti nel libro e segnalo in particolare bellissimo e brh+ con i lavori più significativi sotto la mole (e che hanno un'anima).
Portfolionight a milano
.. e così finalmente riesco a trovare due minuti di tempo per poter scrivere di questa esperienza e delle mie riflessioni a riguardo. Innanzi tutto in questi giorni ho cercato (sia sul sito dell'adci che su vari blog) qualche notizia sulla serata trascorsa ma, a parte molte polemiche, non ho trovato quasi nessuno dei partecipanti (qualche eccezione qui e qui) che racconti come sia andata. Per quanto mi riguarda... ci provo
Alcune considerazioni generali:
Colloquio numero 1: la persona che ho di fronte mi sorride e si presenta, è gentile quando gli racconto che ho deciso di partecipare per avere due dritte sul mio portfolio visto che da un anno cerco lavoro e non riesco a cambiare agenzia. Voglio sapere se sono io con un portfolio sbagliato o il mercato. So già che il mio portfolio ufficiale e di agenzia è meno interessante dei lavori che faccio per conto mio (solo perchè è quello che mi dicono tutti). Segue conferma da parte sua e alla fatidica domanda: cosa vuoi fare da grande (che fatta lì dentro mi fa un pò ridere) rispondo sicura e per la prima volta in vita mia: la graphic designer. Lui annuisce e parte con un'analisi accurata del mio portfolio, mi dà le dritte che volevo ed inizia a fotografare perfettamente la vita che faccio: sono pagata bene (me lo dice lui) ma nelle piccole agenzia (NON DI PUBBLICITA', quelle che fanno un pò di tutto) non ho l'opportunità di crescere. Sono pagata bene perchè faccio guadagnare bene l'azienda per cui lavoro e mi dice che persone nella mia situazione ne conosce parecchie. ne nasce una bella discussione, in cui la persona che ho davanti mi segue, mi ascolta e mi stimola il cervello.
bello, mi è piaciuto e ci è scappato anche un mezzo appuntamento per parlarne tornati a torino. Mi lascia il suo biglietto da visita e sgamiamo almeno altri 15 minuti perchè non si presenta nessuno allo scadere dei nostri canonici.
Colloquio numero 2: mi siedo e il nuovo direttore creativo che ho di fronte mi sorride furbetto. Il suo approccio è decisamente differente. Non parla. Non chiede. Ascolta. Gli dico le stesse cose e lui guarda tutto senza chiedermi niente. Infilo qua e là che ho un blog, che scrivo di graphic design che leggo libri in continuazione sull'argomento e a qual punto lui mi chiede: ma sei un art o un copy? fulmine. ma come, ti ho fatto vedere entrambi i portfoli e non capisci che sono un graphic designer? gasp, qualcosa non va. E così parte lui. Prende un vecchio lavoro dell'agenzia e me lo smonta pezzo per pezzo. Lo lascio fare. In pratica mi fa una lezione su come si trova un'idea creativa. Parla lentamente, un pò da professore di filosofia, presente? quello che è sempre più simpatico al liceo perchè poi si finisce con il parlare dei fatti propri e quasi mai di hegel e kant. Andiamo avanti ad un certo punto gli chiedo: ma cos'hai contro il graphic design? e lui: niente ma dalle scuole escono in continuazione ragazzi già con un buon livello di gusto. Qui non vedo idee, mancano le idee". Voglio ucciderlo. e parte a smontarmi la parte "personale" del portfolio che ho presentato. Allora no, lì non ci sto. Discutiamo, io non perdo le staffe perchè voglio spuntarla. Scade il tempo e lui fà su le mie cose, mi dice ancora qualcosa. Scrive la mail su un foglietto di carta e mi chiama per l'ennesima volta Rossella. Gli lascio uno dei miei stickers con il mio nome sopra: così magari può farcela a ricordarsi come mi chiamo!
Pausa mangereccia e qualche drink, il viaggetto in macchina e l'ultimo colloquio mi hanno provata: mi guardo in giro e vedo tutti questi ragazzi giovani che scherzano e ridono e mi sento qualcosa che si rompe. Voglio andare via prima possibile: l'idea di partecipare all'improvviso mi sembra una cosa puerile, ridicola. Decido di non mollare anche se ho il morale sotto i piedi: mi manca ancora un colloquio.
Colloquio numero 3: anche questa volta un uomo e supercazzuto, pure. Iniziamo. Gli mostro prima il portfolio classico e decido di non dirgli niente se non che lavoro e che sto cercando di cambiare agenzia. Quando dico agenzia e parlo di Torino vuole l'elenco completo e i nomi delle aziende che ho visto. la persona che ho di fronte ha un modo più brusco di parlare, direi estremamente diretto. Non mi faccio intimidire e questo mi regala una bellissima discussione. è attento, guarda chiede e alla fine divide il portfolio con i lavori da tenere, quelli da buttare e quelli che non fanno differenza. Mi dice chiaramente a chiare lettere che devo ROMPERE LE PALLE ai direttori creativi e che l'agenzia CLASSICA da 30sec e campagna del mio lavoro non sa che farsene e che quindi devo scegliere molto bene le agenzie a cui spedirlo. mi dice chiaramente che il mercato è in crollo e che i prox 10 mesi saranno durissimi. Anche lui mi chiede stipendio e contratto e si ripete la scena di prima. è concreto, pratico, diretto. Mi piace. Mi chiede di lasciargli un curriculum quando sto per alzarmi io lo guardo e candida come la neve gli dico: non ce l'ho e lui ma non porti il cv quando fai i colloqui? In un anno, dico, è la prima volta che qualcuno me lo chiede (in un colloquio intendo). Gli lascio una delle mie cartoline e gli offro lo stickers lo rifiuta perchè sopra ci scrive la sua mail e mi dice di farmi sentire. Ps. Mi dice che ho talento e sono brava. Mi sciolgo come una pallina di gelato sulla mano: gli dico grazie. è bello sentirselo dire.
Ed in tutta sincerità è davvero bello sentirselo dire, prendo talmente tanti calci sui denti tutti i giorni che è facile dubitare di finire sotto il ponte Isabella molto presto o di fare l'esecutivista a vita.
Tiriamo le somme? Se vogliamo parlare di soldi, i famosi 40 euro sono stati per me ben spesi. Al di là di tutte le consideraioni del caso per poter parlare con questi tre direttori creativi differenti avrei dovuto, in una situazione normale, fare i salti mortali. Sto già pensando di rifare la lista delle agenzie a cui spedire il mio lavoro e di rifare completamente il portfolio con un'IDEA che penso sia sfiziosa. per cui, visto che il tutto mi ha stimolato il cervello, è servito. l'unico dubbio che mi rimane è sulla mia situazione in mezzo al guado: non sono più studente non sono ancora niente altro se non una persona con 8 anni di esperienza. in mezzo al guado. Rimango disponibile a qualsiasi proposta economica anche sensibilmente minore (mi sembra sia impossibile pensare corrispondente) a quanto percepisco ora, però se la grande Agenzia strafika mi offrisse uno stage o un contratto a progetto da 800 euro che si fa?
Alcune considerazioni generali:
- I miei sospetti e paure si rivelano fondate quando, arrivando al Naba, mi rendo conto che sarò, insieme ad altri due lavoratori e non studenti, decisamente fuori luogo. Per età e proprio perchè non sono una studentessa nè dello Ied nè del Naba. (e non ho la mise del giovane creativo milanese!). Difatto mi sembra di capire da subito che l'evento è stato nella quasi totalità assorbito proprio dagli studenti delle due scuole di Milano. Pochi gli outsider.
- Ne deriva che l'approccio è sicuramente differente: mi aspetto risposte precise dai direttori creativi e non sono agitata nè nervosa, ho voglia di fare e iniziare i colloqui in scaletta. Ho preso mezza giornata di permesso per poter partecipare e spero non a vuoto. Facendo la coda i commenti che sento dai ragazzi sono i più vari e alcuni in particolare da "sballoni" ecco, adesso che l'ho scritto sembrerò davvero una tardona.. anyway.. e mi viene un pò di tenerezza quando penso che anche io da studente prendevo le cose poco sul serio.
- Si parte in ritardo: discorsi introduttivi alcuni interessanti altri no (ad es. promocard si dilunga un pò troppo per i miei gusti).
Colloquio numero 1: la persona che ho di fronte mi sorride e si presenta, è gentile quando gli racconto che ho deciso di partecipare per avere due dritte sul mio portfolio visto che da un anno cerco lavoro e non riesco a cambiare agenzia. Voglio sapere se sono io con un portfolio sbagliato o il mercato. So già che il mio portfolio ufficiale e di agenzia è meno interessante dei lavori che faccio per conto mio (solo perchè è quello che mi dicono tutti). Segue conferma da parte sua e alla fatidica domanda: cosa vuoi fare da grande (che fatta lì dentro mi fa un pò ridere) rispondo sicura e per la prima volta in vita mia: la graphic designer. Lui annuisce e parte con un'analisi accurata del mio portfolio, mi dà le dritte che volevo ed inizia a fotografare perfettamente la vita che faccio: sono pagata bene (me lo dice lui) ma nelle piccole agenzia (NON DI PUBBLICITA', quelle che fanno un pò di tutto) non ho l'opportunità di crescere. Sono pagata bene perchè faccio guadagnare bene l'azienda per cui lavoro e mi dice che persone nella mia situazione ne conosce parecchie. ne nasce una bella discussione, in cui la persona che ho davanti mi segue, mi ascolta e mi stimola il cervello.
bello, mi è piaciuto e ci è scappato anche un mezzo appuntamento per parlarne tornati a torino. Mi lascia il suo biglietto da visita e sgamiamo almeno altri 15 minuti perchè non si presenta nessuno allo scadere dei nostri canonici.
Colloquio numero 2: mi siedo e il nuovo direttore creativo che ho di fronte mi sorride furbetto. Il suo approccio è decisamente differente. Non parla. Non chiede. Ascolta. Gli dico le stesse cose e lui guarda tutto senza chiedermi niente. Infilo qua e là che ho un blog, che scrivo di graphic design che leggo libri in continuazione sull'argomento e a qual punto lui mi chiede: ma sei un art o un copy? fulmine. ma come, ti ho fatto vedere entrambi i portfoli e non capisci che sono un graphic designer? gasp, qualcosa non va. E così parte lui. Prende un vecchio lavoro dell'agenzia e me lo smonta pezzo per pezzo. Lo lascio fare. In pratica mi fa una lezione su come si trova un'idea creativa. Parla lentamente, un pò da professore di filosofia, presente? quello che è sempre più simpatico al liceo perchè poi si finisce con il parlare dei fatti propri e quasi mai di hegel e kant. Andiamo avanti ad un certo punto gli chiedo: ma cos'hai contro il graphic design? e lui: niente ma dalle scuole escono in continuazione ragazzi già con un buon livello di gusto. Qui non vedo idee, mancano le idee". Voglio ucciderlo. e parte a smontarmi la parte "personale" del portfolio che ho presentato. Allora no, lì non ci sto. Discutiamo, io non perdo le staffe perchè voglio spuntarla. Scade il tempo e lui fà su le mie cose, mi dice ancora qualcosa. Scrive la mail su un foglietto di carta e mi chiama per l'ennesima volta Rossella. Gli lascio uno dei miei stickers con il mio nome sopra: così magari può farcela a ricordarsi come mi chiamo!
Pausa mangereccia e qualche drink, il viaggetto in macchina e l'ultimo colloquio mi hanno provata: mi guardo in giro e vedo tutti questi ragazzi giovani che scherzano e ridono e mi sento qualcosa che si rompe. Voglio andare via prima possibile: l'idea di partecipare all'improvviso mi sembra una cosa puerile, ridicola. Decido di non mollare anche se ho il morale sotto i piedi: mi manca ancora un colloquio.
Colloquio numero 3: anche questa volta un uomo e supercazzuto, pure. Iniziamo. Gli mostro prima il portfolio classico e decido di non dirgli niente se non che lavoro e che sto cercando di cambiare agenzia. Quando dico agenzia e parlo di Torino vuole l'elenco completo e i nomi delle aziende che ho visto. la persona che ho di fronte ha un modo più brusco di parlare, direi estremamente diretto. Non mi faccio intimidire e questo mi regala una bellissima discussione. è attento, guarda chiede e alla fine divide il portfolio con i lavori da tenere, quelli da buttare e quelli che non fanno differenza. Mi dice chiaramente a chiare lettere che devo ROMPERE LE PALLE ai direttori creativi e che l'agenzia CLASSICA da 30sec e campagna del mio lavoro non sa che farsene e che quindi devo scegliere molto bene le agenzie a cui spedirlo. mi dice chiaramente che il mercato è in crollo e che i prox 10 mesi saranno durissimi. Anche lui mi chiede stipendio e contratto e si ripete la scena di prima. è concreto, pratico, diretto. Mi piace. Mi chiede di lasciargli un curriculum quando sto per alzarmi io lo guardo e candida come la neve gli dico: non ce l'ho e lui ma non porti il cv quando fai i colloqui? In un anno, dico, è la prima volta che qualcuno me lo chiede (in un colloquio intendo). Gli lascio una delle mie cartoline e gli offro lo stickers lo rifiuta perchè sopra ci scrive la sua mail e mi dice di farmi sentire. Ps. Mi dice che ho talento e sono brava. Mi sciolgo come una pallina di gelato sulla mano: gli dico grazie. è bello sentirselo dire.
Ed in tutta sincerità è davvero bello sentirselo dire, prendo talmente tanti calci sui denti tutti i giorni che è facile dubitare di finire sotto il ponte Isabella molto presto o di fare l'esecutivista a vita.
Tiriamo le somme? Se vogliamo parlare di soldi, i famosi 40 euro sono stati per me ben spesi. Al di là di tutte le consideraioni del caso per poter parlare con questi tre direttori creativi differenti avrei dovuto, in una situazione normale, fare i salti mortali. Sto già pensando di rifare la lista delle agenzie a cui spedire il mio lavoro e di rifare completamente il portfolio con un'IDEA che penso sia sfiziosa. per cui, visto che il tutto mi ha stimolato il cervello, è servito. l'unico dubbio che mi rimane è sulla mia situazione in mezzo al guado: non sono più studente non sono ancora niente altro se non una persona con 8 anni di esperienza. in mezzo al guado. Rimango disponibile a qualsiasi proposta economica anche sensibilmente minore (mi sembra sia impossibile pensare corrispondente) a quanto percepisco ora, però se la grande Agenzia strafika mi offrisse uno stage o un contratto a progetto da 800 euro che si fa?
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